martedì 10 settembre 2013

Marrakech... quarta parte: il deserto

Non si può parlare d'Africa senza parlare del deserto, e non si può andare in Africa senza andare nel deserto... Purtroppo noi avevamo a disposizione pochi giorni per riuscire a fare tutto: visita di Marrakesh, corsi scrap, hammam, deserto...
Prima di partire ho cercato nel web qualcuno che organizzasse il viaggio con il pernottamento in tenda, alla fine ho trovato un sito che mi ha convinto, http://www.saharapassion.com e ho iniziato uno scambio di mail per concordare tragitto, soste, costo, orari, equipaggiamento... Ho versato un acconto e il resto l'ho saldato direttamente al nostro autista quando è venuto a prenderci al Riad, alle sette e trenta del mattino.
Da Marrakesh a Tagounite, l'ultimo villaggio prima di arrivare alle dune del Sahara, ci sono circa 450 km di una strada tutta a curve, su e giù per l'Alto Atlante, spesso percorsa a velocitá sostenuta... una strada lunghissima che sembra non finire mai, a volte molto ripida, dove a immense vallate si alternano gole profonde fino a passare dal Tizi 'n Tichka, il passo più alto del Marocco con i suoi 2260 mt

Oltre allo spiazzo da cui si guarda l'immensità del panorama attorno, c'è un negozietto che vende minerali e fossili, fuori un tizio ad un tavolo di ferro che mi ha fatto avvicinare per chiedermi se avevo penne e carta per i suoi bambini, ho chiesto una penna a Roberto, perchè la mia non era il caso... e gli ho lasciato il mio taccuino di viaggio nuovo nuovo... carta e penna per i bambini erano una scusa, voleva che entrassi a comprare i minerali...
Ripartiamo, e ad ogni curva il paesaggio e i colori cambiano
E poi un'ulteriore sosta, perchè le salite sono faticose anche per le auto di queste moderne carovane di turisti... perchè l'autista si ferma spesso a farci ammirare scorci di paesaggio, a farci ristorare in piccoli bar, anche per abituarci all'altitudine che sale e scende, perchè porta clienti a qualche venditore di ceramiche, minerali o gioielli in pietre naturali, o perchè deve far riposare l'auto...
Sull'Atlas numerose sono le miniere di ametista e agata, lavorate vengono poi vendute ai turisti come souvenir.
Il paesaggio cambia ad ogni curva, e qui la potenza della natura si rivela in tutte le sfumature: passiamo da valli rigogliose e verdi appena fuori da Marrakesh
con fichi d'India che costeggiano la strada

a un paesaggio rurale e nomade... l'oasi può essere lunga chilometri e chilometri, e molto stretta.


Sebbene sia di origine naturale è l'uomo che ne sfrutta la risorsa idrica e l'ambiente favorevole che crea. Le palme da dattero crescono alte e fanno ombra alle colture più basse: piante da frutta come fichi, pesche, albicocche, olive, verdure e cereali,

 Si passa a zone disabitate e brulle che pare d'essere su Marte!, poi spunta un filo di corso d'acqua 

con attorno qualche palma, fili d'erba, e mimetizzate nello sfondo casupole di fango senza tetto.
Guardando bene si scorgono sui massi panni e tappeti colorati stesi ad asciugare, una donna che s'incammina lenta con un cumulo di fieno sulla testa o porta il suo gregge a pascolare, bambini che si rincorrono ridendo; l'autista finge di non capire la nostra richiesta di fermarci per delle fotografie, ma lo sappiamo bene, in Marocco le persone non vogliono essere fotografate, dicono che gli si ruba l'anima... o meglio, basta pagare e dell'anima non importa più a nessuno...

Incontriamo sulla strada una donna che aspetta paziente, anche ore, che qualcuno la carichi in auto o su un camion... o uomini seduti sul muretto sul ciglio della strada che aspettano chissà cosa... forse contano le macchine che passano...
 un asino che bruca dell'erba che non c'è...

e d'un tratto il corso d'acqua sparisce, torna il nulla, ma dal nulla compaiono ragazzi che giocano a calcio rincorrendo un pallone su sassi e polvere, e dall'altro lato della strada un intero villaggio di terra rossa che sembra disabitato...
Ci fermiamo per l'ennesimo te, ed è d'obbligo la visita ad un laboratorio di lavorazione dell'olio di Argan. In Marocco sono numerose le cooperative di donne che raccolgono i frutti dell'Argania spinosa e li lavorano per ottenere l'olio di Argan sia per uso cosmetico che commestibile.  Tradizionalmente i frutti vengono rotti per estrarne i noccioli, e dai noccioli le mandorle, 
quindi tramite sfregamento e acqua si ottiene una pasta morbida, che ulteriormente spremuta permette di ricavare l'olio. Giusto il tempo di qualche fotografia, l'assaggio di un crostino di pane bagnato d'olio, una punta di crema sul viso, un'altra sulle mani, ed è ora di ripartire
E un'altra tappa per ammirare ceramiche e tajine, la tipica pentola in coccio smaltato con coperchio conico che serve appunto per preparare gustose Tajine
Lungo la strada ci fermiamo in un hotel per pranzo, 

poi ripartiamo e passiamo da Ouarzazate, la porta del deserto, davanti agli Studios dove sono stati girati numerosi film, tra cui Il the nel deserto, Lawrence d'Arabia, Troia, La Mummia 1 e 2, Babele con Brad Pitt... 

e una sosta per una fotografia al cartello che segnala i 52 giorni di viaggio verso Timbuctu è d'obbligo... a memoria delle storiche carovane che attraversavano il Sahara per trasportare merci da un capo all'altro

finchè arriviamo finalmente al deserto, dopo dodici ore di viaggio! Una brevissima sosta a Togounite, l'ultimo villaggio, per acquistare acqua e bibite per cena, io sono fissata con la Coca Cola, perchè aiuta contro i disturbi intestinali, non si sa mai... Jessica ha vomitato a più riprese durante tutto il viaggio, sicuramente è stata la salsa ai gamberetti che ha mangiato il giorno prima, e non le curve... Katja e Mariella acquistano invece due lunghe sciarpe che il nostro autista avvolge attorno al loro capo, adesso sembrano due vere berbere anche loro! Per giungere finalmente al nostro campo l'ultimo pezzo è il più difficile, lasciamo la strada asfaltata e percorriamo un tratto sterrato, all'orizzonte tutto è piatto e non si vedono dune, chissà fino a quando durerà questa tortura fatta di sobbalzi... decisamente non sono fatta per l'avventura... mi piace la vita comoda! E invece dopo circa un quarto d'ora ecco il campo... di sicuro quello che avevo immaginato non ha niente a che vedere con quello che mi trovo davanti!
Siamo alle dune di Erg Lihoudi.
Ci sono sei tende fatte di coperte di lana, in cinque si dorme e la sesta, più piccola, è il "bagno", poi c'è un'altra costruzione fatta di lamiere e coperte dove scopriremo c'è la cucina, la sala da pranzo/salotto (e dove secondo noi dormono i ragazzi dell'accampamento). 
Jessica e Alessandro scendono dall'auto e battezzano subito la sabbia del deserto vomitando... meno male il viaggio è finito... Alessandro si riprende subito e si avvicina ai dromedari mentre noi guardiamo arrivare altri ospiti del campo che arrivano da una passeggiata nel deserto
La curiosità però è tanta e io voglio guardare all'interno della tenda... cosa ci sarà dentro? In realtà poco e niente... dei tappeti in terra, dei materassini ricoperti da lenzuola e coperte di lana simili a quelle che sono state usate per costruire le haima, le tende... Appoggiamo gli zaini con il necessario per la notte, ci togliamo le scarpe per sentire la sabbia sotto i piedi (la fotografia è bruttina... ma è l'unica che ho, dentro è piuttosto buio e ho fretta di uscire, ma rende perfettamente l'idea di come dormiremo... in terra...)
Il sole sta ormai tramontando e non possiamo perderlo... ma il cielo è velato, perciò niente foto al tramonto, ci rifaremo domattina con l'alba... 
Daoud ci chiama, il te è pronto, e ce lo serve con maestria facendolo cadere nei bicchierini dall'alto, lo accompagniamo con dei biscottini seduti per terra su un tappeto


Roby e Alessandro spiccano una corsa su una duna alta per vedere cosa c'è dall'altra parte, io invece sono affascinata dai dromedari, già in posizione per la notte, legati uno all'altro in modo che non possano scappare, Ale torna, c'è solo sabbia da vedere... e si fa fotografare con sua sorella, ancora spossata dal viaggio e dai disturbi di stomaco
Una visitina al bagno, che purtroppo non ho fotografato... una tenda uguale alle altre ma più piccola,  la porta è una coperta che si solleva e non chiude nemmeno bene, perciò Jessica sta fuori a fare la guardia, poi facciamo cambio, all'interno un buco nel terreno, un secchio d'acqua con un piccolo contenitore in plastica di riciclo per buttare l'acqua nella "turca", accanto un piccolo scaffale decorativo e sopra un cartello in cui si spiega quanto è preziosa l'acqua e come non vada sprecata, e la possibilità di fare una doccia solo se strettamente necessario al costo di 5 euro. Per stasera passiamo...
Giusto il tempo di recuperare un maglione e la cena è pronta, al limitare del campo ci sono dei fuochi accesi, ma Daoud ha apparecchiato un tavolinetto basso e tappeti per sederci un po' in disparte, lontano anche dall'altro gruppo che sta cenando. Si è fatto buio in un lampo, e ceniamo con un tetto di stelle a farci luce.
La Tajine è superba, la accompagniamo con del pane che il cuoco del campo fa cuocere direttamente nella sabbia sotto le ceneri, e con dei pomodori molto saporiti tagliati piccoli piccoli...
Per dessert anguria fresca...
Io spero già di andarmene a letto, ci siamo alzati presto e domattina la sveglia per vedere l'alba e uscire con i dromedari sarà prestissimo... invece uno spettacolo ci aspetta dentro la tenda sala/salotto: i cinque ragazzi del campo, alcuni vestiti come berberi, suonano e cantano canzoni tipiche berbere, e noi e l'altro gruppo battiamo a tempo le mani. Vogliono che cantiamo anche noi, e balliamo, ma siamo veramente stanchi e ce ne andiamo a letto.
Nella tenda cerco di chiudere meglio che posso tirando vicini i lembi delle coperte, ci sono fessure ovunque, e fuori sibila un vento noioso che spinge la sabbia dentro la tenda, sarà una dura notte sulla dura terra... ma chi me lo ha fatto fare??? In qualche modo arriva mattina, e l'alba ci aspetta, nonostante fuori ci sia ancora buio...
Una passeggiata fino al bagno e poi verso i dromedari, i ragazzi li stanno preparando per noi... ci guardano, ci soppesano, e decidono a quale affidarci.

 Poi bisogna decidersi a salire... ma chi me lo ha fatto fare??? Me lo ripeto per l'ennesima volta... Ma ce la faccio anch'io...
L'escursione tra le dune non dura molto, circa un'ora solamente... incontriamo un altro campo simile al nostro, dune che salgono e scendono e a cui passiamo attorno, anche se qualche avventuroso del gruppo vorrebbe scalarle col proprio dromedario... io no di certo... preferisco passare attorno!, no, decisamente l'avventura non fa per me! Questo continuo dondolare incerto mi impedisce di scattare fotografie con la macchina fotografica, perciò cerco di stare aggrappata con una mano all'asta in metallo e con l'altra recupero il cellulare per scattare almeno con quello... Gli altri mi sembrano decisamente più a loro agio... ma vorrei vedere io dopo ore e ore di questa tortura... i muscoli dell'interno coscia sono già indolenziti! Cerco di non pensarci, e mi concentro sulle nostre ombre che si allungano sulla sabbia
Finalmente si vede il campo!, quando arriviamo chi c'è che fa il monello scivolando giù per le corde che ancorano la tenda o fa capriole nella sabbia? Il nostro Charlie!, l'elfo di famiglia...
Un po' indolenziti scendiamo dai dromedari e ci avviciniamo alla tenda per la colazione, ci aspetta te, yogurt, pane e marmellata, caffè, latte, succo di frutta... non manca niente...
Un ultimo sguardo alle dune e alla sabbia che arriva all'infinito, ed è ora di salutare tutti e ripartire.
Il ritorno è lunghissimo come l'andata... ma i ragazzi stanno bene, Alessandro dorme un po' addosso a Katja e un po' addosso  a Mariella
Ci fermiamo a Tamegroute per visitare la Kasbah sotterranea più antica al mondo, un posto in cui non starei mai e poi mai... ovviamente nessuna fotografia!, primo perchè c'era troppo buio, e io non sono stata poi una brava alunna al corso di fotografia di Daniela... poi perchè in quel dedalo di viuzze strette e basse abbiamo incontrato un sacco di gente che ovviamente non potevamo fotografare!, gente che andava e veniva, dentro e fuori da porticine strette, o che dormiva per terra...Noi eravamo sotto parecchi metri, le abitazioni sono fatte solitamente di un'unica stanza sopra l'altra, sotto c'è la zona notte e al piano superiore la zona giorno cucina, perchè è l'unica stanza con una piccola finestrella da cui prendere aria e luce, e far uscire i vapori dei fuochi. Decisamente non è un posto facile in cui vivere, c'è molta miseria, la puzza degli animali si mescola agli odori degli uomini, dei cibi, vediamo uscire da una stanza due ragazzine con la divisa scolastica e i libri sotto il braccio, vanno a scuola e sembrano felici...
Ci spostiamo poi a vedere una tradizionale fabbrica di ceramiche. Dopo tanto buio ecco un po' di colori!
Ci accompagna, dopo aver stabilito il compenso, un ragazzo del posto. Riesco a rubare qualche fotografia, ma un operaio se la prende con me, dice che l'ho fotografato e vuole dei soldi... in realtà gli ho solo fotografato i piedi da dietro... gli mostro la fotografia e se ne va brontolando. 
L'argilla viene mescolata ad acqua
e lavorata a mano con dei torni per farne piatti, ciotole, vasi, brocche... Il nostro cicerone ci porta dentro una casupola e si infila in un buco nel terreno, a pavimento c'è un tornio e si mette a modellare una ciotola, io riprendo tutto con il telefono, tanto lo abbiamo pagato...
Una volta finiti i pezzi vengono poi fatti asciugare, prima al chiuso per evitare crepe e poi all'aria aperta per alcuni giorni, dipende dallo spessore e dalla grandezza
quindi infornati per terminare la cottura e renderli resistenti 

in seguito vengono colorati, ogni zona ha il suo colore caratteristico, qui a Tamegroute è il verde.
Alessandro è poco interessato alle ceramiche,e si aggrappa a Roberto, non vede l'ora di arrivare al Riad e immergersi nell'idromassaggio, non senza aver prima fatto una doccia, ne abbiamo tutti bisogno!
Un'altra sosta per fare qualche fotografia alla città fortificata di Ait Ben Haddou, patrimonio dell'umanità dell'Unesco, dove sono stati girati numerosi film come Il Gladiatore, L'ultima tentazione di Cristo, Alexander... siamo troppo stanchi per fermarci a visitarla, la fotografiamo dalla strada, vogliamo davvero solo tornare al Riad e la strada è ancora lunga...
L'esperienza tutto sommato è stata bella, nonostante non possiamo dire di essere stati davvero nel deserto... quindici minuti di sterrato e un'ora a dorso di dromedario valgono sicuramente poco, ma è stato un assaggio... non so quante notti resisterei in un'Haima piena di spifferi e di sabbia che si intrufola ovunque, e senza bagno, più che altro, usando salviettine umidificate per lavarmi, senza corrente elettrica, internet, nè campo per il cellulare... potrei leggere... e dormire... e guardare le nuvole che si rincorrono nel cielo o le stelle che si accendono nel buio... ma comunque non fa per me.
Volevamo vivere un pizzico della vera vita nomade berbera e lo abbiamo fatto, ci sono campi a cinque stelle in cui non manca niente, e le tende sono arredate meglio dei migliori Riad, ma non era quello che cercavamo... volevamo mostrare ai ragazzi come vive ancora una parte di mondo, come vivono i ragazzi come loro... e come si accontentano di veramente poco, hanno visto, e hanno capito.
Senz'altro torneremo, ma non partendo da Marrakesh, e non per una notte sola, per due magari... ma non di più!!!

6 commenti:

roberto ha detto...

bellissimo racconto mio Amore che mi fa ricordare quella bellissima settimana passata insieme.

crazycanca ha detto...

Graziie Sabry, mi sono letta tutto il resoconto...brava, molto interessante.....e tu mi volevi portare? Ma sei matta? Manco morta :))
Se non fa per te....figurati per me...ah, ah, ah!

Sabrina ha detto...

Bianca chiedi a Mariella e Katja, loro si sono molto divertite... E non hanno nemmeno sentito il vento la notte...

crazycanca ha detto...

Sabry....le ho giá sentite e mi hanno confermato il loro entusiasmo....ma....niente da fare!
Andiami al nord e vengo anch'io :)

Faranda ha detto...

Bianca, tu non sai cosa ti perdi..... Mariella sperava nella tua presenza, in modo da aver la scusa per non fare troppi passi..... adesso ce l'hai sulla coscienza! ;)

Angela ha detto...

Grazie mille, a nome di tutte le persone che fanno parte della squadra "saharapassion" per raccontare il vostro breve soggiorno nel deserto, in un modo così sincero e genuino, così vicino alla realtà della vita in quella piccola parte di mondo che è deserto del Sahara, dove non c'è nulla, ma aiuta a capire che nella nostra realtà di tutti i giorni abbiamo troppe cose ....
E 'un piacere per noi avere clienti (o meglio amici) come te, è un peccato che pasarais solo una notte e si aveva tempo per approfondire il deserto Os rimane un non risolto, il prossimo capitolo sarebbe: ROAD TO THE ERG-Chegaga dune.
Ci vediamo nel deserto, sotto una coperta di stelle